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Barcellona P.G. (ME) – Grande consenso de «Il tormento di Penelope» al Liceo Valli

Le rappresentazioni classiche sono opere valide in ogni tempo, poiché messaggere di virtù alla base del progresso nella civiltà umana. Nel terzo millennio la geniale intuizione del maestro Giuseppe Messina, artista poliedrico e lungimirante, ha generato due opere inedite («Il tormento di Penelope» e «La collera di Odisseo») per rivisitare in chiave eterna il pathos di due personaggi di omerica memoria epica, che dopo alterne vicissitudini riescono a ricongiungersi in un amore universale. Con l’accompagnamento musicale della flautista Laura Paone, il ruolo della regina di Itaca è stato egregiamente interpretato da Rosemary Calderone, attrice teatrale e cinematografica, abile nell’impersonare il pathos di una moglie nell’eterna attesa del marito, impegnato dapprima nella presa di Troia e poi intento a superare le molteplici insidie per tornare in patria. La grande capacità di vivere l’attesa è il sinonimo di sentire la presenza al partner nel cuore, nella mente e nello spirito, benché sia distante. Ella ha rappresentato il ricordo dei momenti passati insieme, serbatoi di piacere, da difendere anche dai propri pensieri, quelli legati alla frustrazione ed alla rabbia, allo scoramento ed alla percezione del vuoto. Il distacco obbliga a fare appello alle forze interiori e muoverle per andare avanti. La trama è un racconto in prima persona realizzata da Giuseppe Messina, il quale ha ricevuto l’ispirazione da Rosemary Calderone, musa conosciuta sul set del remake teatrale «Il gladiatore». Invitandolo alla notte della cultura, in cui ha recitato in monologhi, ha scoperto in lei un soggetto talentuoso, per la quale, confezionando un’opera scritta in ventitré giorni ed armonizzata come un dinamico pentagramma, ha concepito una Penelope molto sofferente e coraggiosa. Al Liceo Classico «L. Valli» dinanzi ad una platea colta ed attenta, costituita prevalentemente da giovanissimi, Rosemary Calderone si è cimentata in un monologo di quarantacinque minuti circa, cui ha fatto seguito Giuseppe Messina con «La collera di Odisseo», una filippica contro i parenti dei proci, che Ulisse aveva ucciso, avvenuta dopo l’intervento della dea Atena, la quale ha evitato lo scontro, suscitando una viva emozione della Dirigente Scolastica dott.ssa Domenica Pipitò e dei numerosi astanti. Degna d’interesse è l’omogeneità di pensiero fra i due protagonisti invocanti l’aiuto dei loro numi tutelari come se fossero loro a stabilire una comunicazione metaforica fra i due coniugi lontani a testimoniare come l’autentico sentimento dell’amore possa superare ogni ostacolo ed abbattere le distanze smisurate.

Foti Rodrigo

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