L’investigatore privato e il Cyber-bullismo-
Una storia che tutti potremmo scrivere, magari all’interno delle righe di un romanzo a tema “problematiche adolescenziali”, invece spesso queste storie, legate al bullismo o al Cyber-bullismo, riempiono le pagine della cronaca più nera di questa strana Italia.
“Alfredo (nome di fantasia), era un ragazzo tranquillo, gioioso, amante dell’aria aperta e della buona compagnia, socievole ed impegnato nel sociale nonostante i suoi 16 anni. Improvvisamente, dall’oggi al domani, il ragazzo cambia atteggiamento, diviene triste e pensieroso, evita di uscire, si allontana dagli affetti familiari, passa quasi tutto il tempo nella sua cameretta, davanti alla TV o al PC. I genitori notano un’atteggiamento morboso, ossessivo, nei confronti del proprio smartphone, ed una sera, mentre Alfredo dorme, riescono a sottrarglielo per cercare di capire cosa stia tormentando il ragazzo. Insulti, minacce, ricatti di ogni tipo. Un branco di bulli operanti prevalentemente sui social network ha diffuso fotomontaggi ritraenti Alfredo in situazioni imbarazzanti, trasformando il ragazzo nel bersaglio della loro sadica ed insensata socialità”
L’agenzia investigativa a Bari, alla quale abbiamo chiesto spiegazioni sul fenomeno oggetto di questo articolo, ci ha raccontato questa storia, di fantasia, ma utile a darci una precisa idea su alcune delle dinamiche legate al bullismo cibernetico.
Una variante altamente preoccupante del bullismo classico, già di per se pericolosissimo, è rappresentata dal “cyber bullismo”, ossia la violenza attuata in maniera virtuale e caratterizzata da costanza temporale e, spesso, da anonimato (i minori sono quotidianamente esposti ai pericoli della rete, senza limiti di fascia oraria).
La vittima, che può essere già una persona fragile o trovarsi in un momento difficile della propria vita, può uscire traumatizzata in maniera grave e permanente dagli episodi di bullismo.
I sentimenti di vergogna, di colpa, di inferiorità che prova la vittima di tali comportamenti illeciti, possono portare al disamore di sé, con ripercussioni sulla salute fisica (es. bulimia) ed emotiva (es. insicurezza), fino a gesti estremi (es. autolesionismo; suicidio).
Volendo circoscrivere il fenomeno all’Italia, l’Istat ha stimato in circa 4000 i suicidi nel nostro Paese. Di questi, oltre il 5% vede protagonisti ragazzi sotto i 24 anni, ergo giovanissimi.
Monitorare il minore, sapere quali misure adottare ed attuare un controllo sui dispositivi di cui fa uso possono, unitamente ad un consulto psicologico e allo sviluppo di una maturità del sé, arginare e fronteggiare il fenomeno.