Quando si pensa ai problemi della Eurozona, si pensa soprattutto all’Italia e alla questione Brexit. O almeno di questo si è parlato ultimamente. Ma in realtà esiste una vera e propria bomba ad orologeria che potrebbe esplodere. E lo farà prima o poi, se le cose non cambieranno. Ci riferiamo alla Turchia.
Il pericoloso rapporto tra Turchia ed Eurozona
Indebitamento sfrenato
Il rapporto tra debito privato e PIL è giunto al 170%. Metà di questo debito è denominato in valuta estera. Quando a partire dalla scorsa estate, il valore della Lira è crollato, il pagamento degli interessi sui debiti contratti in valuta estera è diventato altissimo. Tenuto conto che le previsioni sul cambio Euro lira turca non sono certo ottimistiche, il rischio di insolvenza aumenta clamorosamente. Soltanto il mese prossimo matureranno 179 miliardi di dollari di debito estero, circa un quarto della produzione economica annuale della Turchia. A chi devono essere pagati questi debiti? Soprattutto alle banche della Eurozona.
Questo livello di esposizione così elevato verso l’estero, rende inevitabile che una crisi eco-finanziaria in Turchia, non si limiterà solo a rimanere in Turchia. Le banche spagnole ad esempio – che sono state toccate solo di striscio dai problemi del settore creditizio negli ultimi anni – sono tra i maggiori creditori verso le aziende turche. Ma anche le banche francesi, italiane e tedesche hanno un’esposizione significativa al debito turco, questo fa capire perché l’oscillatore stocastico del rischio insolvenza si agita paurosamente.
Il campanello d’allarme
Quanto accaduto la scorsa estate è stato un campanello d’allarme importante. Alle prime turbolenze turche infatti, gli investitori hanno scaricato le azioni e i prezzi delle banche dell’Eurozona hanno subito forti contraccolpi. Ma si è trattato solo di un antipasto di quel che potrebbe succedere. Le banche della Eurozona sarebbero pronte a fronteggiare una crisi monetaria prolungata e un rischio d’insolvenza? Probabilmente sì, ma a carissimo prezzo.