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Potere d’acquisto e rapporti tra valute, oggi ce li racconta il Big Mac

Studiare i grafici e le analisi storiche dei dati per valutare l’andamento del potere di acquisto delle valute? Non occorre, basta un Big Mac. E già, il panino più famoso al mondo è anche un indice per valutare il rapporto di forza tra le valute, capace di fornire un quadro dei rapporti valutari decisamente insolito.

Cosa dice il Big Mac index sul potere di acquisto

Il Big Mac index è infatti un indicatore economico informale – realizzato da Economist – che confronta il potere d’acquisto di diverse valute monetarie rispetto ai prezzi di vendita dell’omonimo panino di Mc Donald’s. E siccome la catena è presente in tutto il mondo, rappresenta un criterio assai omogeneo di valutazione.




Ebbene, dal Big Mac Index emerge che il valore del dollaro è sopravvalutato rispetto a molte principali valute. Negli USA il panino costa 5,74 dollari (+ 17% sei mesi fa), in Europa costa in media 4,08 euro. Il cambio implicito è quindi 1,41 mentre quello attuale è verso 1,12. Ciò significa che il biglietto verde è sopravvalutato del 25%. Se si prova ad effettuate un’analisi tecnica del cambio, si scopre che il Parabolic Sar (ovvero la forza del trend) conferma esattamente la forza del dollaro.

Rublo sottovalutato, Franco sopravvalutato

Il settimanale inglese che produce questo indice, ha evidenziato inoltre che tra le grandi valute quella più sottovalutata rispetto al dollaro americano è il rublo russo, che vale meno del 65%. In Russia infatti per acquistare un Big Mac servono 130 rubli, ovvero 2 dollari. Dall’altro lato, la valuta più sopravvalutata è il franco svizzero. A Zurigo l’acquisto di un Big Mac costa 6,5 ​​franchi, l’equivalente di 6,6 dllari. Il franco è così il 14% più forte di quanto dovrebbe essere, secondo la teoria della parità del potere d’acquisto.

Bizzarro, ma veritiero

Il quadro che emerge da questo strano indice sul potere di acquisto è bizzarro, ma tutt’altro che fuorviante. Certo il Big Mac Index non potrà mai essere usato dai gestori dei fondi, perché non è in grado di fornire delle previsioni sul cambio dollaro franco svizzero, o sull’euro-dollaro, sulla sterlina o chicchessia. Ma è innegabile che alcuni aspetti che emergono da questa analisi, trovano riscontro forte in ambito di politica economica. Non è forse vero che Trump sono mesi che dà il tormento alla FED affinché riduca il valore del dollaro, e anche la Banca Centrale Svizzera si trova a fare i conti con un problema analogo? Non basterà però un Big Mac a risollevare il loro umore.