Quantitative easing della BCE? Uno studio olandese lo boccia: è inutile
Ma è davvero stato positivo il quantitative easing per l’Eurozona? A sentire il capo della BCE – Mario Draghi – non ci sono dubbi. Chi invece ha forti dubbi (per non dire la certezza che non ha funzionato) è uno studio olandese del ministero dell’Economia. Secondo loro infatti il QE non ha prodotto praticamente nulla di positivo.
I dati BCE sul quantitative easing?
Andiamo per gradi. La BCE ha portato dei dati a conferma della bontà della propria azione di politica monetaria. Sebbene ci siano state anche altre misure minori, quella più rilevante senza dubbio è stato il piano di acquisto titoli (il quantitative easing appunto). Secondo la BCE nel periodo cominciato nel 2016 e che finirà nel 2020, si otterrà una crescita addizionale del PIL pari al 1,9%, nonché un aumento dell’inflazione pari sempre all’1,9%. Sempre a giudizio della Eurotower, senza questi interventi invece la crescita sarebbe stata nulla e la recessione sarebbe andata avanti. Idem per la deflazione.
La risposta della centro studi del ministero olandese
Chi quei calcoli li contesta però è il Netherland Bureau for Economic Policy Analysis, ovvero il centro di ricerca del ministero dell’Economia olandese. Secondo il loro parere, i dati resi noti dalla BCE hanno un difetto di calcolo, nel senso che le tecniche macro-econometriche utilizzate per stimare i benefici del quantitative easing (le Structural Vector Autoregression, Svar) in realtà non calcolano veramente l’impatto della crescita del bilancio della Bce. Al punto che se si inserissero dati casuali al posto di quelli reali, otterremmo un piercing line pattern (ovvero una inversione e risalita) identica.
Gli olandesi si sono spinti anche oltre, rifacendo i calcoli usando stavolta una diversa metodologia (fondata sui futures rates), messa a punto peraltro proprio dalla Bce. Il risultato è che l’impatto delle politiche monetarie della banca centrale europea sono nulli, almeno per quel che riguarda la crescita economica. L’analisi del COP non ha preso in considerazione gli effetti sull’inflazione, che tuttavia comunque non ha centrato il target della BCE al 2%, e le proiezioni di Francoforte prevedono solo un 1,6% medio annuo nel 2021.