Telegram è un’app pericolosa?
Stando a quello che si legge in giro e a come riportano le notizie di cronaca le varie testate generaliste, Telegram sembrerebbe essere un’app dedicata esclusivamente ai terroristi ed ai criminali di ogni tipo: truffatori, pedofili ed estremisti politico-religiosi sembrerebbero aver trovato “casa” proprio in questa app. Il ritratto che esce fuori di Telegram, soprattutto in Italia – paese in cui si da’ poca importanza alla privacy e, di fatto, fa sembrare allarmante ad alcuni che si possano crittografare le comunicazioni – è davvero sconcertante, e secondo me non rende adeguatamente giustizia della realtà delle cose.
Quando inventò un’implementazione software per la crittografia asimmetrica, che poi sarebbe stata resa nota come PGP (Pretty Good Privacy) per poi essere utilizzata in varie sedi (tra cui noti software di chat come WhatsApp e Telegram), Phil Zimmermann venne addirittura accusato dal governo USA di aver esportato un’arma militare senza permesso. Accusa che venne poi giustamente ritirata, ma che rende l’idea di quanta preoccupazione ed isterìa possa indurre un semplice sistema crittografico ancora oggi. Se Telegram è sicura e crittografata, in effetti, la percezione comune è che qualcuno abbia qualcosa da nascondere: e questo porta ad un atteggiamento ingenuo ed auto-discolpante, in cui ci si auto-assolve (“io non ho nulla da nascondere“) e, cosa ancora più pericolosa per la democrazia, si rende la propria privacy un aspetto secondario (“guardino pure nelle mie cose, io non ho nulla da nascondere“). Quando capiremo che questo atteggiamento è davvero superficiale e pericoloso, non sarà mai troppo tardi: quando ci auto-assolviamo, dovremmo sempre ricordare che non siamo noi a decidere cosa sia reato, e che un giorno potremmo incontrare un’autorità più rigida di quella attuale che, in teoria, potrebbe danneggiarci o accusarci di reati che oggi sono la normalità.
Telegram a mio avviso è un mezzo come qualsiasi altro, ma si è particolarmente duri nei suoi confronti: basti pensare che quando uscirono fuori i gruppi di cyberbullismo, pedofilia o body shaming su Facebook, nessuno pensò di far chiudere Facebook per questo. Su Telegram, invece, si auspicano misure dure, perchè la “pancia” invita a ragionare così e perchè, di fatto, molti preferiscono una società meno libera e controllata pur di aver l’illusione di controllare e contenere qualsiasi cosa di cattivo o malvagio possa esistere. Pia illusione, di cui queste persone dovrebbero rendersi conto una buona volta.
Se è vero che Telegram – che è disponibile sia come app che sul proprio browser in versione web, volendo – è stato purtroppo protagonista di svariati casi di cronaca (dalla diffusione di immagini pedo-pornografiche al recente caso di vari minori che lo usavano, tra gli altri, per scambiarsi foto violente al limite dello snuff, a quanto pare), è anche vero che questi casi di cronaca denunciano e mostrano esattamente i limiti dell’app stessa, che non dovrebbe essere colpevolizzata a prescindere. Telegram è un’app sicura per l’utente ed è questo il punto di partenza da cui iniziare qualsiasi discorso, che può tutelare la propria privacy anche in un ambiente in cui, purtroppo, molti tendono ad abusare dell’anonimato per commettere crimini. Ma questo, in effetti, è un problema che persiste anche nella realtà: sia che si parli di web in chiaro che di dark web, se ci pensiamo bene, non esiste un modo per limitare i crimini a prescindere. Perchè, semplicemente, se ci pensiamo, la realtà rischia di diventare distopica o orwelliana: e questo, probabilmente, è probabilmente peggio di dover assistere a qualsiasi crimine sul web.
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